Scrivevo, qualche anno fa:
“C’è una settimana all’anno in cui Trieste si trasforma. Da scorbutica e svogliata, si scopre solare e frenetica. Si sveglia di domenica e al primo refolo di bora sparge sul mare una caterva di vele che non ci stanno mica tutte in una sola occhiata. Si riempie, Trieste, di triangolini bianchi che da lontano sembrano tutti uguali. Si riempie di gente e, si sa, la gente puzza. In questo caso, però, adrenalina e salsedine nascondono l’odore e il vento lo porta via. Quindi, anche chi schifa la troppa umanità condensata, non può far altro che ammettere che, quando Trieste fa così, non si può non apprezzarla.”
Quest’anno, di vento, non ce n’è stato. Una bonaccia totale per le migliaia di vele che hanno pindolato in mezzo al mare senza riuscire manco a vederla, la boa.
Ciononostante, nemmeno quest’anno, l’odore di umanità si è fatto sentire. La Barcolana cancella gli odori e ti ficca nel naso una voglia di condivisione che non bastano gli stand della birra a colmarla. La Barcolana cancella gli odori, tranne quello del mare. Che lenisce anche il peggiore dei lunedimmerda.
Nessun commento:
Posta un commento