Clara, la cui età è indeterminata, è l’anziana del villaggio, la capostipite, la sciamana.
Lei conosce tutte, gli orari di arrivo, il colore degli asciugamani, il modello di brandina.
Controlla, vigila, e quando ti degna di attenzione significa che hai fatto un passo in più in quella stupenda società matriarcale, regno indiscusso del basalioma, feudo della crema Nivea al posto del fattore di protezione, principato del seno scoperto ove gli uomini non hanno nemmeno il diritto di immaginarlo.
Clara osserva e conosce tutte. Probabilmente è in grado di predire il futuro, di conoscere il passato, di interpretare il presente.
Oggi Clara, dall’alto del suo metro e ottantacinque, innanzi alla terza doccia, mi ha detto che ho i piedi abbronzati.
Non potete capire.
È un evento che determina il mio passaggio alla triestinità vera, il salto dalla casta dei pària a quella dei sudra, dai reietti indegni, ai servitori della nobiltà.
Oggi Clara mi ha insignita di un’onorificenza, mi ha degnata di un commento sull’abbronzatura - che al Pedocin è la moneta di scambio per chi possiede la ricchezza della pelle del colore dei metalli preziosi, dell’oro, del rame, del bronzo, del piombo.
Oggi Clara ha detto che ho i piedi abbronzati.
Sogno il giorno in cui sarò come lei: e i lunedì, da marzo a novembre, saranno come ogni altro giorno, in quello splendido e immortale e assurdo posto che è il Pedocin.
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