Ho appena aiutato i vicini di casa a fare le scale con l’attrezzatura da sci dei pargoli, praticamente l’equivalente di quello che si porta appresso il soccorso alpino quando va a scavare sotto le valanghe sommato a quello che ad un gruppo di cinquanta scout serve per campeggiare un mese intero.
Volevo evitare loro almeno un giro, dal momento che condividiamo la sventura di abitare al quinto piano austroungarico di un palazzone senza ascensore.
137 gradini che, quando rientro dal lavoro, mi separano dal divano.
Volevo essere gentile, volevo evitare che sfruttassero la manodopera minorile. Volevo fare la carina ma non avevo considerato che bisognerebbe evitare di fare sforzi la domenica sera. Ora come troverò la forza di affrontare domani se tutta l’energia di cui ero in possesso l’ho spesa per portare uno slittino, due paia di sci e una borsa frigo al quinto piano?
Tutta questa amorevolezza nei confronti del prossimo mi ucciderà.
E non ditemi che fare le scale fa bene perché altrimenti vi invito a portarmi su la spesa la prossima volta che compro un’anguria.
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