domenica 16 giugno 2013

Sollunedì

Sono stata al mare tutto il weekend. Spaparanzata al sole come una lucertola per cercare di porre rimedio al mio naturale colorito. Quello tipico delle valli altoatesine, quello che fa il suo figurone abbinato a calzini di cotone e sandali. Io come Heidi. Io come Josefa Idem con patate.
Sono stata al mare tutto il weekend e ho finalmente un'aria vacanziera, un aspetto sano, migliore. Io come Beyoncé, quindi. Quasi.
Sono stata al mare tutto il weekend. Ciò significa che ormai sono proiettata nel fancazzismo estivo, nell'ognimomentoèbuonoperunospritz, nell'oggichegiornoè. Peccato che, invece, oggi sia lunedì e che io non sia in ferie.
Quindi lunedìmmerda con solleone ciao vado a lavorare.
Tutto questo stare al mare, però, oltre al sollazzo, mi ha anche insegnato qualcosa.
Venerdì pomeriggio, mentre scendevo quatta quatta dal bus con le gambette che sembravano più dei cotechini lasciati a mollo in acqua tiepida per ore e le braccia che avrebbero reso superfluo il giubbotto catarifrangente in autostrada, da dietro gli enormi occhiali da sole 'no,nonsonoio', mi aggiravo guardinga alla ricerca di un posticino appartato dove scoprire la panza, decisamente rassomigliante al panetto da chilo di mozzarella per pizza della lidl, e lasciare che il sole mi graziasse.
Purtroppo mi sono ritrovata in un girone infernale di unto, odor dolciastro di cocco e maracuja, di perizomi fluorescenti che quest'anno vanno un casino, in un intricato labirinto di lettini, spruzzini al mentolo e flaconi Bilboa, in un delirio di colori, asciugamani, infradito e addominali.
Compreso che sarebbe stato inutile scovare un posto lontano dall'altrui sguardo indiscreto, mi sono sistemata accanto ad un gruppetto di ragazzi col costume a mutanda, assidui frequentatori di palestre dal nome potente ed esotico.
Credevo sarei stata sottoposta a sguardi inquisitori, severi giudicatori, e che i miei sacrifici preprovacostume sarebbero stati vanificati in un istante di debolezza in cui non sarei più riuscita a tenere in dentro la pancia.
Invece, ho scoperto con piacevole sorpresa che, quello accanto ai possenti ragazzi di lucida pietra lavica, che trascorrono l'inverno in maleodoranti zarre palestre e la primavera nelle docce solari sottoposti a radiazioni che neanche a Chernobyl e che fanno sembrare il mio fidanzato l'orsetto gommoso della Haribo al gusto ananas, è il posto migliore della spiaggia. Impegnati ad ungersi i bicipiti, a tenere in tensione pettorali timbrati con ideogrammi giapponesi o con il muso del proprio cane di grossa taglia (evoluzione della tamarraggine di grande tendenza p/e 2013 a quanto pare), a spalmarsi olio di colza su tutto il corpo, non sarebbero in grado di notare la presenza di nessun altro se non che dei loro stessi quadricipiti femorali.
Perfetto. Perfetto per un'Heidi alla prima esperienza in bikini.
Perfetto per un'Heidi con il naso un po' bruciato che aspetta impaziente il prossimo weekend per trasformarsi nella versione in 16:9 di Beyoncé.

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