domenica 7 luglio 2013

Lunedìmmare, luneddì te

Sapore di sale, sapore di mare.
Nonostante ci si trovi su un lembo di terra inculoalmondo, dove a volte sembra fortemente Italia e altre volte no, qui -checchè ne dicano gli autoctoni- si sta benissimo.
E, forse, è anche per questo motivo che la mia già grave sindrome da inizio settimana, in questo decennio, è andata peggiorando.
Qui si cazzeggia alla grande, qui si bivacca di brutto, qui si vive in abbondanza.
Trieste ha una scontrosa grazia e, se piace, offre del frittolin niente male e molto molto molto spritz.
Qui, nell'amarcord di un'Austroungheria che non c'è più, dove piove kren dal cielo, dove si stava meglio quando si stava peggio e dove la popolazione ha dei tratti comportamentali più carioca che italici, si sta da Dio. Perdippiù, quest'anno, il mare non sembra il tradizionale trogolo dove rilasciare impunemente una patina d'unto tale che i cuccioli di sardine nascono già marinati, ma, anzi, è di un turchese che sta giusto bene con un po' di abbronzatura. Per questo soffro ancora di più quando la sveglia del lunedìmmerda mi riporta alla triste e severa realtà di una vita settimanale di lavoro e fatiche.
Trieste ha una scontrosa grazie e, se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per tirarmi un papin in grado di buttarmi giù dal letto senza uccidermi.
La borsa da mare mi guarda e mi implora, in questa soleggiata mattina di luglio, e non so con che cuore abbandonarla.
Ecco, le canto una canzoncina, così, per ricordarle che io, gardesana vacanziera, trapiantata nella Trieste barcolana, la amo con tutto il mio cuore.
Sapore di sale, sapor di weekend.

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