La settimana era iniziata con la peggiore delle nefandezze e, cioè, come al solito, con un lunedì.
Il martedì già sembrava aver portato una folata di aria fresca e la settimana sembrava non poter che andare meglio.
Finché nella notte tra martedì e mercoledì ci hanno rubato l’auto.
Sul serio.
L’auto, custodia dei risparmi e delle fatiche di Giorgio. La nostra macchinona rumena, appena finita di pagare.
Sparita.
Sparita assieme alle chiavi.
Già la immaginavamo oltrepassare il confine, che mai mi ero accorta essere così tanto vicino, per essere poi smontata in mille minuscoli pezzi da riassemblare insieme ad altri per il recupero di centrali nucleari dismesse in Ucraina.
Polizia e carabinieri si sono prodigati ma fino ad un certo punto e ci hanno lasciati a leccarci le ferite all’ingresso della Questura, mentre loro stanno ancora discutendo se il lato destro dell’auto sia da riferirsi a quello che si trova a destra del guidatore o di chi guarda l’auto dal davanti...
Poi, però, un post su Facebook ci ha aperto il cuore. Un signore, letto il nostro appello pubblicato sui social più per scrupolo che per convinzione di ritrovare l’auto per mezzo internet, ci ha contattato per dirci che una macchina che rispecchiava ampiamente le caratteristiche della nostra era parcheggiata sotto casa sua.
Siamo corsi a riabbracciarla come madri abbracciano i figli tornati dalla guerra.
E, in effetti, un paio di battaglie, la povera Duster le ha affrontate.
Qualche balordo, infatti, deve aver trovato le chiavi, scivolateci dalle mani o dallo zaino, e realizzato con piacere che aprivano l’auto lì a fianco. Poi deve aver pensato: “Ma quale fortuna! Stasera si torna a casa in auto! Proprio oggi che sono così sbronzo da non riuscire neanche a distinguere il freno dalla frizione! Altro che mezzo chilometro a piedi!”.
Così, la povera Dacia ha accompagnato a casa mister Droghezzi non prima di aver cercato di liberarsene sbattendolo contro i muri e i paletti della città.
Un’avventura dalla quale non ne è uscita incolume.
Una settimana di merda, insomma. Mai come oggi non vedevo l’ora di iniziarne una nuova, con l’auto parcheggiata qui sotto, da sistemare sì, ma ancora con noi.
Settimanammerda fa del lunedì un lunedì meno merda.
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