Giorno 14 (o 15?) di reclusione: Giorgio ed io cerchiamo di non odiarci, conviviamo più o meno pacificamente. Poi ci diciamo "meno male che non siamo da soli" e un po' di schifo reciproco passa.
Fortunatamente abbiamo due televisioni e una casa con un numero di stanze sufficiente a garantire a ognuno i suoi spazi.
Gino non ci sopporta più, ma per lui la faccenda è cambiata un gran poco rispetto a un mese fa.
Ora capisco tutto quell'interesse nel guardare dalle finestre...
Insieme al mio gatto, spio quei quattro cretini che ancora gironzolano per la piazzetta di sotto e mi trattengo a stento dal chiamare i carabinieri.
Faccio sport. Giuro.
Cerco di sfruttare tutto questo tempo per prendermi cura di me. Forse uscirò da qui migliore di prima.
Forse tutti usciremo da qui migliori di prima.
Sono tornati i cigni sui Navigli, i delfini a Venezia, le volpi in città, un becco selvatico, con il pelo lungo e le corna belle (supercit.), a Malcesine.
Che puzza un casino ma che porta bene, dicono.
Abbiamo scambiato qualche parola in più con gli stronzi del quarto piano, che ascoltano Dragostea Din Tei a volume così alto che ci tremano i mobili del soggiorno. Però almeno sappiamo che ci sono.
Abbiamo del tempo. E sembra così strano che non sappiamo nemmeno come occuparlo tutto.
Ci sono le rondini e s'è fatta primavera senza che ce ne accorgessimo.
Sorridiamo per le notizie in cui si racconta che la comunità cinese ci sta mettendo le mascherine nelle cassette della posta, per quelle in cui due elefantini si ubriacano di tè nelle coltivazioni prima insensive, ora abbandonate, della Cina.
La gran parte di noi ha capito che stare a casa a guardare i maroni roteare, è un gesto che facciamo anche nei confronti degli altri. Quelli di cui prima ci fregava 'n cazzo.
Torneremo alla normalità, questo è certo.
Ma siamo sicuri che vogliamo tornare quelli di prima?
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