Lunedì. Fortissimamente lunedì.
Lunedìmmerda.
Agli esami non ci si abitua mai. E martedì ne ho uno.
Agli esami non ci si abitua mai, neanche quando credi di aver raggiunto un certo livello di spavalderia, dettato da anni di esperienza e da innumerevoli imbarazzanti situazioni venutesi a creare innanzi all'altrui giudizio.
Una volta, ad esempio, mi è stato chiesto di elencare gli effetti dell'intenso irraggiamento solare da un'anziana professoressa di cartapesta marroncina, simile ad un grinzoso salamino Beretta lasciato svariate ore sotto il sole cocente di agosto. Ne dimenticai un paio. Lei cercò di aiutarmi e mi disse di guardarla intensamente e di ragionare. Ad un tratto l'illuminazione.
Del cazzo.
Con entusiasmo, infatti, ho esclamato che non potevo credere di essermi dimenticata quell'orribile effetto che è l'invecchiamento cellulare!
...peccato lei intendesse il cambio di pigmentazione: l'abbronzatura.
Agli esami non ci si abitua mai, neanche quando ti senti sicuro, preparato, praticamente certo della buona riuscita. Non serve mettere in pratica nessunissimo escamotage: non serve immaginare l'esaminatore nudo con le mutande in testa, nè tantomeno farsi uno shottino di rumepera; non servono atti scaramantici nè tenersi la cacca perchémiportafortuna.
Agli esami non ci si abitua mai e ci si sente un po' come al ristorante giapponese, quello con il rullo su cui girano le portate, quando non è ancora uscito il salmone alla piastra e tu lo vorresti tantissimo: sei agitato, innervosito, curioso di sapere come andrà. Tra l'altro, a me, causa gli stessi effetti intestinali.
Agli esami non ci si abitua mai e non è che il culo della balena sia così invitante...
Agli esami non ci si abitua mai.
Come al lunedì.
Lunedìmmerda pre-esame.
Mi consola sapere che non sono l'unica dopo tutti questi anni ad andare ancora in panico davanti al prof il giorno dell'esame.
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