Lunedì di sofferenza da rientro.
Nel weekend, infatti, ho svolto il mio dovere di diligente cittadina e sono tornata a casa per le elezioni.
Cogliendo l'occasione di quest'atto di eroico civismo, ho trascorso il venerdì sera nell'amichevole brodo di giuggiole del mio pollaio.
Il pollaio...
Il pollaio è il mio gruppo di amiche, così male assortite da rendere impensabile un congiungimento affettivo tra le parti.
Invece, insospettabilmente, le galline del mio pollaio si adorano reciprocamente nel crogiolo di un rapporto schietto e sincero, di quello che un po' si costruisce negli anni e po' deve andarti di culo.
Le galline del mio pollaio sono sette, me compresa.
Sette come i vizi capitali, tra i quali lo shopping compulsivo e gli aperitivi al pub.
Sette come le regine di Roma.
Sette nani con le tette.
Sette, una per ogni giorno della settimana, lunedìmmerda compreso.
Grazie, galline, perché penso a voi e, in questo bigio lunedì di ora solare, mi sento quasi meglio.
Grazie anche a mamma&papà per aver rivangato dal dimenticatoio le polverose diapositive che mi ritraggono piccinapicciò. Montato il greve, cervellotico e preistorico marchingegno che negli anni Ottanta si amava definire 'proiettore' ma che al giorno d'oggi si potrebbe confondere con un'affettatrice, abbiamo viaggiato, tra la commozione e il visibiglio, indietro nel tempo di venti, venticinque, ventotto anni.
Così, l'archivio che mi ritrae implume e piena di rotolini come fossi un cucciolo di sharpei, ci fornisce il contributo fotografico di questo strano e più sereno del solito lunedìmmerda.


Nessun commento:
Posta un commento