...è stata una settimana infernale.
...è stata una settimana di Kacca.
Sì, con la K.
E no, non era assolutamente mia intenzione fare come i gggiovani e usare la più anglosassone K per sottrarre all'H il suo valore diacritico, raccapricciante usanza nata negli anni '90 per risparmiare un carattere nei trapassati sms e che al giorno d'oggi lascia il tempo che trova.
Una settimana di Kacca. O, per meglio dire, una settimana con Kacca.
Kacca, infatti, è il vero nome della mia compagnuccia di banco, sempre seduta accanto a me al Corso Internazionale cui ho partecipato (e di cui mi ero già abbondantemente lamentata nel post precedente).
Kacca, deliziosa piccola project-manager rumena, con un cuore grande ma un nome troppo infelice da portare in Italia.
Kacca, deliziosa piccola project-manager rumena, con un cuore grande ma un nome troppo infelice da portare in Italia.
Kacca, una donnina minuta ma con duepallecosì, proveniente da una zona umida affacciata sulle foci del Danubio, che per una settimana si è portata addosso un fardello troppo grande per il suo fisico così esile e delicato: un badge plasticato sul quale ricadevano, inesorabili, gli sguardi crudeli e schernitori di tutti i partecipanti italiani.
Kacca, per dieci giorni, dev'essersi domandata frastornata perchè mai gli italiani tutti -colleghi, insegnanti, camerieri, hostess- sorridessero beffardi ogni qual volta esibiva, timida, il suo cartellino.
Kacca. Chissà: forse in una lingua che non è la nostra è attribuibile a qualcosa che marrone e graveolente non è. Magari in un idioma esotico si declina nei sinonimi di bellezza.
Ed ecco che "sei proprio una kacca" cambia significato e si fa complimento.
"La primavera è arrivata: quanta kacca tutt'intorno!"
"Questo abitino ti dona: ti sta una kacca!"
"Vuoi kaccarmi, mia adorata?"
"Ti kacco in tutte le lingue del mondo".
Quanta poesia si può riscoprire in una Kacca.
Kacca, mi dispiace che tu oggi debba ripartire: mi ero abituata a leggere il tuo nome, portato con così tanta fierezza e candida inconsapevolezza, scritto nero su bianco su un cartellino applicato al bavero della tua giacchina blu per tutti questi giorni.
Kacca, a te che capivi il mio inglese, sostenendo fosse addirittura ottimo (??), auguro di diventare famosa e di fare cose grandi.
Sogni il Parlamento Europeo: vai, non temere! E non ti preoccupare per il nome: noi ci avevamo mandato Bocchino...
Kacca, pensare che fino ad una settimana fa ti avrei chiamata Mmerda.
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