Oggi, con il senno di una settimana già trascorsa, vi propongo un breve elenco di cose che NON si possono fare con un braccio ed un pollice opponibile in meno:
Aprire le bottiglie. Non c'è verso, è impossibile. Estraggo dal frigo la bottiglia dell'acqua o -peggio!- della Coca-Cola, troppo fredda per bloccarla con le cosce. La osservo impotente: non so come tenerla ferma mentre l'unica mano abilis ne svita il tappo. Con un braccio solo non si aprono bottiglie, nè con tappo a vite, nè, tanto peggio, se necessitano del cavatappi.
Allacciarsi il reggiseno. (Non che tirarsi su le mutande sia uno scherzo). Le ho provate tutte. Nel caso fortuito ed improbabile in cui io riesca a congiungere i gancetti, mi trovo nella situazione di dover decidere se infilarlo dall'alto o dal basso. Dall'alto, l'affaticata articolazione del braccio sinistro rende la procedura degna di una contorsionista bulgara che riesce ad infilarsi tutta intera in una scatoletta di tonno; dal basso, se anche il caldo ci mette lo zampino e mi fa leggermente sudacchiare, una volta che il capetto intimo arriva a destinazione è talmente attorcigliato su se stesso che tanto valeva avvilupparsi nel filo per gli arrosti.
Utilizzare due posate. Sì. A tavola, devo farmi tagliare il pollo dal primo malcapitato commensale che mi si siede appresso. Non posso utilizzare il coltello. A casa, lontana dagli occhi indiscreti del mondo, strappo brandelli di carne con i denti e mangio frutta sbrodolando come un lama. In giro, preferisco chiedere venia e farmi civilmente aiutare.
Allacciarsi la cintura. Visto che per ovvi motivi non posso mettermi alla guida, in queste quattro settimane occuperò obbligatoriamente il posto del passeggero e, dal momento che il braccio inutile è il sinistro, il guidatore dovrà sempre accorrere in mio aiuto e agganciarmi la cintura di sicurezza da quel lato.
Asciugarsi (bene) i capelli. Sì, ok, per sorreggere un phon basta una mano sola, ma per dare la giusta direzionalità ad un paio di ciuffi ribelli, avrei bisogno di utilizzare una di quelle spazzole tonde e piene di setole. Vano il tentativo di infilarne il manico nel gesso. Vano il tentativo di utilizzare i piedi.
Aprire la porta di casa. Il nostro portoncino blindato è di quelli che, all'ultimo giro di chiave, bisogna tirare a sé affinché si apra. Nel mio caso, o tendo la porta, o giro la chiave. Inverosimile effettuare contemporaneamente ambo le procedure. Quindi, cicce. O aspetto fuori. O rompo i coglioni ai vicini.
Nel dubbio, io rompo i coglioni ai vicini.
Applaudire. Non che sia un'attività essenziale alla sopravvivenza, ma fa parte di quelle cose che, finché non diventano solo ricordi, non sono investite della giusta importanza. Solo quando ti rendi conto che non ti è possibile far partire il primo applauso, puoi cogliere la bellezza di un gesto tanto semplice quanto gaio. Se sei felice - tu lo sai - batti le mani...Silenzio.
Fare il caffè. Per lo stesso motivo per cui non riesco ad aprire le bottiglie, non riesco neppure a svitare la moka. Ed è brutto. Brutto brutto brutto. Un lunedìmmerda che non inizia con mezzo litro di caffè è un lunedì ancor peggiore.
Per il resto, riesco a fare (quasi) tutto.
Non ho rinunciato al weekend: sono andata comunque al mare ed ho esposto alla luce diretta del sole il mio arto inane. Posso asserire convinta che il mio brodo di coltura batterica per asporto ne ha tratto giovamento. Ed ora che ho fatto il carico di vitamina D, dal mio braccino impanato fuoriesce quell'odorino particolare, che non sai se ti piace o no, come quello sotto l'orologio...
Inizia così anche questo lunedì: con il braccio sotto i riflettori.
Ad illuminare la mia giornata saranno i raggi X del primo controllo.
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