Nel lettone, mentre cerco le parole giuste per lamentarmi con voi per l'imminente arrivo del lunedìmmerda, devo fare attenzione a non sfiorare il mio consorte, il quale, in questo preciso momento, è rivestito da uno strato di doposole così copioso da renderlo scivoloso come una lampreda. Se lo abbracciassi, sguiscerebbe dalle mie braccia e finirebbe contro il soffitto.
Non riesco mica a capire se l'aura di calore che mi circonda -e che mi fa avvampare neanche fossi in menopausa precoce- sia dovuta all'affaticato portatile che tengo in grembo o alla mia dolce metà, che ora ricorda vagamente uno strüdel glassato appena sfornato, sia per il colore che per la lucentezza.
Weekend di mare e sole. E relativo collaudo delle nostre fiammanti sdraio per professionisti della playa con conseguente tristissima domenicaserammerda in compagnia di noi stessi e dell'idratante lenitivo.
Mentre Giorgio brilla di luce propria e funge da lampada antizanzare (di quelle che con un bzz folgorano il malaugurato insetto quand'esso si avvicina curioso), io cerco di raccogliere i cocci del mio cuore andato in frantumi al pensiero di un'intera settimana senza Bilboa Carrot.
Nel lettone, Giorgio si sta allontanando, scivolando piano piano, senza accorgersene, come una macchina parcheggiata in leggera discesa senza il freno a mano.
Ed io resto inerme ad osservarlo glissare giù dal letto come un'anguilla tra le mani di un inesperto pescatore, mentre vi scrivo di quanto brutta può essere la domenica sera se il tuo moroso è visibilmente più abbronzato di te.
Brutta come il peggiore dei lunedìmmerda.
Lunedìlboa Carrot.
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