domenica 29 marzo 2015

Dott. Ric. Donnauomo

Trieste è una città piena di matti.
Ma di matti matti.
E ce n'è una, in viale XX settembre, che, a volte, ti fa cagare addosso dalla paura.
Si crede un uomo. E, in effetti, se stessi a guardare i centimetri di barba che le ricoprono il viso e se non fossi a conoscenza dei disturbi legati alla policistosi ovarica, non mi sentirei di assegnarla ad un genere piuttosto che all'altro.
Si avvicina gridandoti in faccia le peggio cose. Cose che solitamente riguardano il possesso di quella che tira più di un carro di buoi.
Poi sorseggia del Tavernello e si calma.
La Donnauomo, la chiamano.
Si aggira con il suo borsone che chissàcosac'èdentro e dei leggins che non valorizzano di certo la sua silhouette, con il berretto e l'ombrello. Anche ad agosto.
Si avvicina e, sgarbatamente, ti chiede se parli italian. Omettendo, sempre, la o.
"Parlitaliàn?"
Poi ti chiede del denaro, rigorosamente in moneta, per finanziare e lenire la sua sete di Ronco in cartone.
La Donnauomo, quando mi intercetta sul suo cammino, mi tratta sempre male.
Odia le bionde con tutta/o se stessa/o.

Ma l'altra sera, mentre brindavo con i miei meravigliosi amici al conseguimento del titolo di dottore di ricerca, la Donnauomo si è avvicinata al tavolino dove grondavano condensa le bottiglie di prosecco e mi ha detto:
"Hai un euro? Hai un euro tu, tu che sei così fortunata ad essere amata da così tanti amici?"

Ora, sarà che c'avevo un po' di groppo di commozione per la buona riuscita di una giornata così importante, sarà che c'avevo intorno tutte le persone che avrei voluto avere accanto, sarà che, infondo infondo, millanto di essere un orso, ma in realtà c'ho il cuore di Nonno Nanni, ma, se non avesse emanato l'odore del pacco di Piero Pelù, avrei abbracciato la Donnauomo. Le avrei detto che c'ha ragione. Che sono proprio fortunata.
Le avrei promesso di ringraziare tutti quelli che erano lì, con me, a festeggiare il mio raggiungimento. Anche se è l'ennesimo e ho un po' rotto il cazzo.

La Donnauomo c'ha ragione: nel mondo dei pazzi non è mai lunedì.

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