domenica 3 febbraio 2019

Siamo in arrivo a.

Sono seduta in treno e mi avvio inesorabilmente verso il lunedì, accompagnata dallo spettro inquietante dell’emergenza neve che la voce insistente di Trenitalia continua ad annunciare, nonostante non si sia visto neanche un soffice fiocchetto cadere delicato sulle stazioni da cui siamo transitati.
Ho passato il weekend con mamma e papà, piacevolmente alle prese con tutte quelle piccole cose che non si riescono a fare con la sola mano sinistra, ed ora sto tornando dal mio transgatto.
Sono seduta in treno e guardo le facce dei viaggiatori che, come me, si spostano per iniziare una nuova settimana altrove.
C’è sempre una vaga malinconia a bordo dei treni.
Uno strano silenzio (a parte la voce registrata cagacazzi).
Mi domando se il ragazzo che lavora al computer davanti a me è connesso al Wi-Fi o sta porconando come me per agganciarsi alla rete.
Sono seduta in treno e mi sposto verso il mio lunedì, ma vorrei fosse una macchina del tempo per scendere a Trieste che è già venerdì.
Guardo il ragazzo davanti a me e sì, sta porconando anche lui.

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