domenica 23 giugno 2019

Lunessssh

Se c’è una cosa che nella vita io non ho mai fatto, è di starmene zitta.
Ho una parlantina inarrestabile e un tono di voce elevato, espongo sempre la mia opinione su tutto, ovviamente anche quando non mi è richiesto, racconto un sacco di aneddoti. Il povero Giorgio ha così le balle piene dei miei siparietti che, in base al contesto, sa già quale storiella sto per raccontare prima ancora che sia venuta in mente a me. Mi ricorda un po’ la mia mamma che, da quarantatré anni, rivive le avventure di papà, ogni volta, per l’ennesima volta.
Ho imparato prima a parlare che a stare in piedi.
Ho salutato cordialmente la pediatra, stesa su un lettino per una visita di routine, che ancora non avevo capelli in testa.
La comunicazione era ed è la mia esigenza primaria.
Riuscirei a vendere un panino di merda a chiunque, convincendolo che è 70 fondente svizzero di gran qualità.
Riuscirei a cavarmela in ogni situazione, solo con il potere della mia lingua madre.
Il bel favellare mi accompagna in ogni momento della mia vita, è il compagno fedele di ogni mio raggiungimento e soddisfazione.
Sono tre giorni, però, che un brutto mal di gola, mi ha privata del mio super potere, rendendomi completamente afona.
Ho passato il sabato sera cercando di far emergere invano la mia flebile vocina tra quelle dei miei amici, provando ad esprimere la mia opinione, a dire quello che pensavo riguardo l’argomento del dibattito in corso. Ma i miei appelli venivano inghiottiti dal mare di voci. Perso per sempre nel silenzio. Un incubo.
Un incubo da cui, fortunatamente, mi sto riprendendo.
Domani sarebbe stata davvero dura lamentarmi del lunedì, senza che nessuno potesse sentirmi.

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