Un fiume di colore ha invaso le strade triestine, sotto un sole che faceva risaltare ancora di più le tinte iridescenti e la fronte lucida delle persone che si sono riversate nelle vie cittadine.
Sapevo che, sotto quella scorza di perenne malcontento, Trieste nasconde un animo carioca, ma mai l’avevo vista sfoggiarlo con tanto orgoglio.
Sì, orgoglio. Che in inglese si dice “pride”.
Sabato, a Trieste, un fiume di colore ha travolto quel sentimento di astio e intolleranza che ultimamente serpeggia mefitico nella politica, sul web, tra la gente.
Migliaia di persone orgogliose.
Orgogliose di cosa? Di quello che si è. In ogni caso, qualsiasi cosa significhi.
Non è più una questione politica, un’idea che si può avere o non avere, un’opinione.
Qualsiasi cosa tu sia, qualsiasi cosa ti aggrada, anche se ti piace il fegato alla veneziana che oggettivamente fa cagare a spruzzo, è giusto che tu abbia gli stessi miei diritti.
E sfilare con te, sabato, è stato un orgoglio anche per me, che di certo non sono un tipo da corteo!
Che poi -voglio dire- etero, gay, di destra, di sinistra, atei, praticanti, adulti, bambini: il primo giorno della settimana è una merda uguale per tutti.
E allora basta litigare! Se fossimo tutti uniti, ma uniti davvero, e se ci rispettassimo l’un l’altro, con un’azione di massa, si riuscirebbe anche ad abolirlo, sto cazzo di lunedì.
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