Stamattina, all'alba di un lunedìmmerda come molti altri, viaggio con i miei amici (?) di Trenitalia. Speriamo bene.
Sono stata a casa per motivi famigliari. Ma non di quei 'motivi famigliari' che rappresentavano la qualunque scusante per le assenze sul libretto del liceo, quando, non ancora maggiorenni, si imparava a riprodurre, con la fedeltà e la precisione dei monaci miniaturisti emanuensi medievali, le firme di entrambi i genitori per autocertificarsi l'astensione da scuola adducendo come giustificazione proprio un generico 'motivi famigliari'.
Sono stata a casa per motivi famigliari, dicevo.
Si è sposato, infatti, il mio cugino maggiore.
Non faccio parte della schiera di fanciulle che vanno in visibilio davanti agli abiti ricamati di pailetteswarowskpizziemerletti e che scannerebbero la migliore amica pur di prendere al volo il mazzetto di fiori nel tragicomico momento del famigerato lancio del bouquet. Anzi, proprio ieri ho effettuato complessi studi di balistica e triangolazione per piazzarmi sulla traiettoria del lampadario in modo che, in caso in cui il bouquet si fosse diretto proprio verso il mio grembo, la sua corsa in volo sarebbe stata bloccata dall'ostacolo pendente.
Nonostante sia cinica e distaccata nei confronti del concetto di amore eterno e nonostante io schifi le romanticherie e le favole a lieto fine, ieri nella meravigliosa semplicità e nella commovente eleganza del matrimonio di mio cugino, davanti alla bellezza degli sposi e del buffet, sono andata in brodo di giuggiole, mi sono sciolta come un panetto di burro salato lasciato ad ammorbidire sul termosifone, mi sono squagliata come un fiordifragola abbandonato al sole.
E devo ammettere che dentro il mio cuoricione si è smosso qualcosa: forse sono ancora viva.
Ma poi scuoto la testa e penso che oggi è lunedì e tutto questo grumo di benessere, di amore fraterno ed atmosfera fiabesca, si dissolve nel rumoroso e fastidioso rollìo che ho sotto al culo.
Merdon-merdon merdon-merdon merdon-merdon...
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