Lunedì bisogno grande

La nonna mi ha detto che scrivo troppe parolacce.
E che ne dico in eccesso anche nella vita vera.
Vai tu a spiegarle che, talvolta, inserire un innocente sproloquietto laddove il concetto si fa più inciso e convincente è inevitabile e, anzi, adeguato.
Papà mi ha supportato. Ma la nonna è irremovibile.
Troppe parolacce.
Mi sento in colpa adesso. Anche se credo che "lunedìmmerda" non sarebbe così immediato -e tanto amato- se io avessi utilizzato una perifrasi come "lunedìbisognogrande"...
Nonna, io lo so che tu sei come quelle signore d'altri tempi che sanno sempre come comportarsi in ogni situazione, eleganti e raffinate, composte e pettinate, di quelle che stirano i fazzolettini di stoffa (se sapessi che spesso mi soffio il naso nella manica del pigiama...) e che "vanno a incipriarsi il naso" invece di declamare sinceramente "mi scappa la cacca".
Troppe parolacce. E troppi accenni ad argomenti tabù che dovrebbero riguardare soltanto la propria sfera personale.
Nonna si riferisce al fatto che -casuale riferimento- non avrei nessun problema e nessun pudore nel raccontarvi, col cuore in mano, che mangiare i fagioli avanzati dalla cena di due giorni fa mi ha irrimediabilmente trasformata in una bomba ad orologeria, in un vaporetto pronto a salpare, in una pistolona ad aria compressa, in un kamikaze pronto a farsi esplodere in questo lunedìbisognogrande.
Immagino, inoltre, che anche sostantivi diminuiti come merdina, culetto o petino siano da considerarsi riprovevoli, vero?
Lo so, lo so: anche se fossi nata ai tempi di Rossella O'Hara, ad un fantomatico ballo delle debuttanti, avrei cercato di coivolgere le altre gentil fanciulle in una farsesca gara di rutti "perchè domani è un altro burp!".
Scusa nonna, ma io non ce la faccio proprio.
Senti che bello! Senti che liberatorio! Senti come "lunedìmmerda" rende bene l'idea!
Lo so, nonna, la tua eleganza è inarrivabile e la tua compostezza lungi da me.
Ma sono fatta così.
Sono fatta così e questo lunedìbisognogrande non mi convince mica.