La settimana scorsa vi ho rubato fin troppo tempo.
Voci di corridoio mi dipingevano come nuovo possibile talento della narrativa per bambini (?) e, così, ho tentato di cimentarmi con il racconto di un grande classico delle fiabe, vagamente reinterpretato, per dimostrare che non è esattamente un genere con cui ho dimestichezza.
La mia tipologia di scrittura, infarcita di neanche-tanto-velati doppi sensi e sproloquietti innocui ma d'effetto, seppur andante e dilettevole, non si adatta facilmente ad un pubblico di minori.
In ogni caso, ringrazio chi, di tanto in tanto, mi fornisce utili consigli e mi sprona a reinventarmi.
Sappiate, però, che non c'è rimedio nè speranza.
Io, se non per le boiate, non ho attitudine alcuna.
Così, visto che lunedì scorso vi ho regalato una lunga favola con profonda morale, oggi mi sento di essere concisa.
Anche perché, porca miseria, io stasera c'ho freddo.
Ho le ditina intorpidite dal gelo e scrivere mi risulta piuttosto difficile..
Nel naso mi si è formato uno stratino di muco ed ora mi sembra di avere azoto liquido su per le narici.
Credo raggiungerò il letto strisciando sulla pancia come i pinguini fanno sul pack: fssssch, e -oplá!- dal salotto mi ritrovo ai piedi del mio caldo giaciglio.
Per domani prevedo un lunedìmmerda di quelli classici.
Un lunedìmmerda difficile.
Un lunedìmmerda che ti ricorda in ogni momento della giornata che è lunedìmmerda.
Vado ad ibernarmi a letto, sperando di risvegliarmi tra tre o quattro giorni, giusta in tempo per lavarmi i capelli e buttarmi a capofitto nel prossimo weekend.
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